Piazza dell'Oratorio di San Marcello (R. II - Trevi) (vi convergono il vicolo Sciarra, via dell'Umiltà e via di San Marcello)
La piazza ha preso il nome dall´Oratorio di San Marcello che vi si trova.
Dopo la ruina dell’oratorio, che crollò improvvisamente il 23 maggio del 1509, ne rimase intatta una sola parete, dove era venerato il SS. Crocifisso.
Ritenuto miracoloso quell’avvenimento, che aveva lasciato indenne l’immagine e la lampada che vi ardeva davanti, il culto ne fu intensificato e nell’epidemia del 1522[1] il Crocifisso fu portato in processione in ciascuno dei rioni della città.
Mentre per oblazioni dei fedeli, si ricostruiva l’oratorio, i devoti della Croce [2] tenevano le loro adunanze in un locale sottostante al dormitorio dei frati, una specie di tinello, adibito ad oratorio dedicato alle santissime Degna ed Emerita. Ma per il cresciuto numero dei congregati fu cercato, intorno, un locale più vasto e più adatto.
Fu nel 1558 che la decisione fu presa, e nell’anno seguente due deputati alla ricerca, Bagarotti e Landi, appunto dov’è ora l'Oratorio, “videro una grandissima grotta piena di fieno con muri molto grossi che sembrava un edificio antico” (Armellini).
Quella grotta, proprietà dei Muti, aveva, sopra, un granaio affittato alla marchesa Anna del Bufalo, e “accanto vi era una chiesa profanata di S. Nicolò [3] in cui abitava una bizzoca (bigotta) dell'ordine de’ Servi, la quale l’aveva ottenuta in vita, e accanto vi era un fienile parimenti de’ Servi di San Marcello che s’appigionava a scudi 24 l'anno” (Armellini).
Ne fu fatto l'acquisto ed iniziati i lavori per le fondamenta il 20 agosto 1560. “Giunta l'escavazione alla profondità di palmi 45, si scoperse una grandiosa pietra d'altare con suo piede, come si vede al presente nella cappella dell'oratorio, quale fu estratta il giovedì santo di quell'anno con grande ammirazione di tutti”.
Nel maggio del 1561 fu dal cardinale Ranuccio Farnese posta la prima pietra, cerimonia accompagnata “da musiche, suoni di trombe, tamburi e sparo di mortaretti”.
Nelle demolizioni del 1885 per la costruzione della galleria Sciarra, a destra dell’oratorio, furono trovati, di nuovo, a grande profondità, gli avanzi della Chiesa dell’antico San Nicolò e nell’area della galleria cumuli di ossa e tracce di antichissime sepolture del cimitero della chiesa distrutta. Fu pure rinvenuto quell'antico edificio, già visto nel 1558 dai due deputati alla ricerca dell'oratorio. Questo, devastato dai repubblicani del 1798, fu restaurato nel 1821 ed anche nel 1878. Era stato edificato su disegni del Vignola.[4]
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[1] ) Epidemia di peste.
[2] ) L’arciconfraternita della Santa Croce che nel nuovo oratorio trasportò dal foro Boario l'immagine della “Vergine del Sole”.
[3] ) « S. Nicolò in porcilibus » forse è ricordo del prossimo Foro Suario, si chiamò nel XV secolo “de Porcis” o "Nicolò de trivio” in un elenco del XIV secolo. Si vuole costruita sui ruderi del detto Foro che era, secondo i codici topografici del IV secolo, in questa regione. La chiesa di S. Nicolò de Porcibus è situata piuttosto sotto la chiesa di Santa Croce e San Bonaventura dei Lucchesi (Roma, Le Chiese scomparse di Ferruccio Lombardi - Fratelli Palombi Editori - pag.126)
[4] ) Barocci o Barozzi Jacopo (1507-1573).
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